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Il mio approccio

Le linee guida NICE (National Institute for Health and Care Excellence), forniscono indicazioni accurate e soprattutto validate scientificamente, al livello internazionale, sulle buone e valide pratiche cliniche per ogni Disturbo Psichiatrico.

In base a queste indicazioni internazionali, la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale è l’approccio che si è dimostrato scientificamente più efficace per il trattamento di diversi Disturbi: Disturbi d’Ansia (Fobia Sociale, Fobie specifiche, Disturbo di Panico, Disturbo d’ansia Generalizzata), Disturbi Somatoformi, Ipocondria, Sindrome del Colon Irritabile, Disturbi dell’Umore (Depressione, Disturbo Bipolare), Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbi Alimentari, Dipendenze Comportamentali (da internet, gioco d’azzardo patologico, dipendenze sessuali), Dipendenze da sostanze, Dipendenza Affettiva, Disturbi Sessuali, e Disturbo Post-Traumatico da Stress.

Per alcuni di questi Disturbi, le indicazioni cliniche internazionali, prevedono proprio l’utilizzo della Terapia Cognitivo-Comportamentale, sia individuale che di gruppo, affiancata da un trattamento farmacologico, come per esempio nel caso delle Dipendenze da alcune Sostanze, o nel caso dei Disturbi dell’Umore, chiaramente ogni caso va valutato in maniera attenta e precisa, rispetto alla sua specificità.

In definitiva, la TCC (Terapia Cognitivo-Comportamentale), resta quindi quella più indicata, con la maggiore percentuale di efficacia nel trattamento di tali Disturbi.

Tuttavia, apprendere il modello cognitivo della TCC, potrebbe esserti utile, anche se non stai soffrendo di un Disturbo specifico, scopriamo insieme perché e come, potrebbe esserti d’aiuto.

In cosa consiste questo approccio?

Il modello cognitivo di A. Beck, alla base della Terapia, ci dice che: il modo in cui ci sentiamo in una situazione, non è determinato dalla situazione in sé, bensì, da come noi stiamo interpretando quell’evento. Dunque, saranno i nostri pensieri e le nostre interpretazioni, ad influenzare direttamente le nostre emozioni, e quindi anche i nostri comportamenti.
Siamo abituati a ricercare le responsabilità e le cause della nostra sofferenza, quasi sempre e solo all’esterno, in una situazione e/o in una persona. Ovviamente ci sono situazioni oggettivamente drammatiche, che non possiamo controllare, tuttavia, possiamo imparare a decidere come reagire e rispondere a tali eventi. Essenzialmente, secondo il modello, cambiando il proprio pensiero, potremmo cambiare il nostro umore (e le nostre azioni conseguenti). Sono curiosa, che effetto ti fa, sapere che puoi scegliere tu, come sentirti di fronte ad un evento?

Il modello cognitivo, prevede che: oltre a fare i soliti pensieri frutto di un ragionamento, di cui siamo pienamente consapevoli, ci siano altri pensieri, chiamati pensieri automatici. Le caratteristiche di questi pensieri, è che sono molto più rapidi e brevi, rispetto ad un ragionamento logico, e difficilmente ne siamo consapevoli, piuttosto potremmo essere consapevoli del cambiamento dell’umore, causato proprio da questi. Non so se ti è mai capitato, di notare un cambiamento improvviso dell’umore, diventi inspiegabilmente più irritabile o triste, mentre stavi (o non stavi) facendo qualcosa, ebbene, probabilmente in quel momento, sarà passato di lì un pensiero automatico!

Il problema con questi pensieri, è che potrebbero essere viziati da errori che distorcono la realtà, senza che ce ne rendiamo conto, anzi siamo fermamente convinti che "se lo penso, o solo perché lo penso, allora è vero"; se penso che l’esame andrà male, mi convinco che sarà così, pur non avendo le prove oggettive che possono confermare questa previsione. Ebbene, non è affatto così, ciò che pensiamo potrebbe non corrispondere alla verità, eppure siamo convinti che i nostri pensieri siano oro colato, una verità indiscutibile. In realtà, come dico sempre ai miei pazienti, i pensieri, fino a quando non possono essere verificati coi fatti, restano solo parole, e non verità involabili, ciò che conta davvero sono i fatti, perché le nostre interpretazioni potrebbero essere distorte.

Se ti stai chiedendo “perché commettiamo questi errori di pensiero?”, per semplificare: questi pensieri vengono influenzati da strutture molto più profonde e radicate, che hanno caratterizzato la nostra crescita e il nostro percorso, e che ci hanno fatto credere che le relazioni, gli altri, le situazioni e noi stessi, funzioniamo in un determinato modo.
Quali siano queste strutture profonde, come si formano e come ci si lavora per modificarle, bhè, non posso spiegarti tutto qui, diventerebbe troppo lungo, ma sarò felice di approfondire il tema in un colloquio.

In conclusione, la Terapia Cognitiva, si basa innanzitutto sull’identificare questi pensieri automatici (e successivamente i livelli più profondi), per poi modificarli. Ci aiuta a trovare quegli errori di pensiero, per poterli correggere, in modo da modificare anche il nostro umore e le nostre azioni.

Potremmo paragonare la terapia ad una palestra per la mente, in cui con l'aiuto di un bravo terapeuta, si possa riuscire a cambiare prospettiva, allenandoci a diventare più flessibili e a trovare una soluzione alternativa; una soluzione diversa che magari facciamo fatica ad identificare, rimanendo arroccati nella prospettiva di sempre, con le solite strategie, a cui ormai ci siamo abituati, ma che forse, se stiamo così male, non stanno più funzionando.

Nell’approccio TCC, non si lavora solo dal punto di vista cognitivo, ma anche da quello comportamentale. Ovvero, programmando un piano personalizzato di esposizioni esperienziali, in base agli obiettivi e al caso specifico, che aiutino la persona a sperimentare concretamente l’effetto del cambiamento dei propri pensieri.

Nel corso della mia formazione, ho appreso anche altri approcci terapeutici, di stampo Cognitivo, che si sono rivelati molto utili ed efficaci nel trattamento di alcune situazioni specifiche: come nel caso dei Disturbi di Personalità e del Disturbo Post-Traumatico da stress; o da utilizzare insieme all’approccio TCC standard, con lo scopo di migliorarlo e andare a colmare alcuni dei suoi limiti. Tra questi:

  • la Mindfulness (vi rimando alla lettura della sezione ad essa dedicata, per approfondire);
  • la Schema Therapy e la Terapia Metacognitiva Interpersonale, entrambi specifici per il trattamento dei Disturbi della Personalità;
  • la DBT (Dialectical Behavior Therapy), un approccio nato per il trattamento del Disturbo Borderline di Personalità, ma applicabile in tante altre condizioni cliniche più o meno gravi, in quanto permette di lavorare sulla disregolazione emotiva, comune a diverse situazioni/ Disturbi;
  • l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), la terapia che lavora sull’accettazione attraverso abilità cognitive e di Mindfulness;
  • la Compassion Focused Therapy, focalizzata sulla capacità di sviluppare gentilezza e compassione verso sé stessi.

La possibilità di avere a disposizione tanti strumenti terapeutici, mi rendono una professionista completa e formata, pronta ad affrontare i casi che mi si presenteranno, in maniera accurata, scegliendo appositamente, le tecniche e le strategie che meglio si adattano alle richieste del mio cliente e alle sue necessità.


Dr.ssa Josephine Calefati
Psicologa Psicoterapeuta a Fasano (BR)


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